Studiare o imparare? Una riflessione con gli istruttori

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Nel corso dei miei anni di sport, vissuto da primo attore (con risultati modesti), e da allenatore, ho vissuto e conosciuto tantissime realtà diverse tra di loro, modeste e importanti, professionistiche e dilettanti e quindi ho collaborato e condivisola mia passione con tantissime persone. Dai presidenti più o meno vulcanici, ai direttori e dirigenti per arrivare ai giocatori, più o meno giovani, affermati e non. Di tutte queste persone, non ho mai trovato nessuno che mi dicesse in modo credibile “MI PIACE STUDIARE”.
In genere le spiegazioni in merito erano precedute da “ BISOGNA….. E’ NECESSARIO…. SONO COSTRETTO A …..NON SI PUO’ FARE A MENO….. Tutto ciò che costa fatica (soprattutto sul piano mentale) o non ci piace, non lo sappiamo fare. Tutto ciò che decidiamo di imparare lo apprendiamo in poco tempo. Quindi per favore basta proporre il termine “ STUDIARE “, modifichiamolo con un termine più appropriato e condivisibile : IMPARARE. Tutti noi abbiamo imparato (non studiato) senza lezioni private a camminare e a correre, spinti dal fascino della novità e delle nuove esperienze. Non conoscevamo ancora un’insegnante di lettere quando abbiamo imparato, sorridendo, a chiamare mamma e papà. Sempre giocando con un pallone tra le mani o fra i piedi, abbiamo continuato a imparare e a formare il nostro bagaglio motorio. Nessuno ci ha insegnato a salire le scale a due a due felici di tornare a casa dopo la scuola, o a saltare e ad arrampicarsi sugli alberi in primavera. DOVE SI IMPARA?. Ovunque, tranne che su una scomoda seggiola, chiusi in una stanza, o facendo lavori noiosi e ripetitivi, su un campo di calcio, stretti tra linee bianche che invece di evocare la felicità del gioco, ci costringono nuovamente in regole e schemi dimenticando l’importanza dell’aspetto ludico che tutti sbandierano e pochi utilizzano realmente. Incoraggiare l’apprendimento non significa costringere o annoiare, far ripetere cento volte o mettere in fila dei ragazzi su un campo per farli calciare a turno. Non esistono materie in cui non si è bravi, ma insegnanti che non hanno saputo interessarci e affascinarci, rendendole quindi odiose e difficili. Non facciamo altrettanto noi in uno dei rari momenti che oggi i ragazzi vivono all’aperto, ma offriamo loro entusiasmo e amore verso ciò che proponiamo: la nostra vera passione che ci unisce “ IL CALCIO”. Siate positivi ed entusiasti nel giocare con loro. Come????? Con il vostro modo di essere ALLENATORI! Con un sorriso, con un rinforzo positivo. Con un complimento! “ BRAVO… UN APPLAUSO PER…. SERIE A …. “ sono incitamenti che non devono mai mancare. E spingeteli e guidateli a fare ancora meglio: “ QUESTA GARA E’ STATA VINTA DA …VEDIAMO CHI LI BATTE NELLA PROSSIMA ….”. Siate sorridenti e positivi ma intervenite quando tutto non funziona per il meglio : “ VE LO RISPIEGO… SECONDO ME PUOI FARE MEGLIO…. NON MALE , PERO’ AVEVI ANCHE UN’ALTRA SCELTA…” Siate sempre presenti e attenti verbalmente perché per loro, la vostra voce è una compagna che li guida nel loro percorso di scoperta del mondo del gioco. Senza dimenticare la vostra postura con il corpo. E’ il primo messaggio della vostra partecipazione . Non irrigiditevi, non vergognatevi ad abbassarvi ed inginocchiarvi alla loro altezza per parlare con loro, così come per i momenti di richiamo assumerete altre posture. E mettere in “ punizione” un bambino che disturba il gioco dei compagni non è mica sbagliato!. L’importante è non mandarlo via dal campo e parlare con lui. A questo punto voi vi chiederete: ma dove sono finiti i principi della didattica ? la ripetizione del gesto? La correzione continua dell’errore? I lavori di addestramento a secco? Cerchio, ostacolo, paletto !!!!! Bene, non sono impazzito da disconoscere alcune metodologie e non voglio fare del falso buonismo!!!! IL CONSIGLIO che vi do ( ed è la MIA SPERANZA ) è di non PERDERE MAI l’amore con cui fate le cose, l’entusiasmo con cui le proponete che rendono unico anche il più semplice degli esercizi. Questo entusiasmo e spensieratezza , questi sorrisi e la grande passione con cui tutti noi ci siamo sempre proposti nel fare calcio, CI HA CONTRADDISTINTI ED E’ STATA LA NOSTRA FORZA. Nessuno aveva mai avuto il coraggio, la spensieratezza, la serenità di proporre con PROFESSIONALITA’ le difficoltà del calcio. Tutti hanno apprezzato la nostra competenza, ma sono stati colpiti soprattutto dal modo con cui lavoriamo, trasmettendo energie positive. Siate sempre curiosi di vedere cose nuove e di confrontarvi con altre idee, così che diverrete sempre per i vostri atleti dei MOTIVATORI e non dei professori insofferenti e annoiati. Lavorare stanca, diceva un poeta e studiare è noioso. Imparare è l’unico modo per crescere divertendosi.

Mister Marco Ferrero

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